Mi sono approcciata a questo romanzo con delle aspettative che sono state poi totalmente stravolte sin dall’inizio della lettura. Confesso: era la prima volta che leggevo un romanzo dichiaratamente erotico, dunque ne ero molto incuriosita. Tuttavia, mi sono presto resa conto che l’aspetto passionale e le scene spinte ne erano solo una parte, ma non definivano affatto la totalità dell’opera, invero molto più complessa e sfaccettata. Mi sono scontrata con una storia forte, molto cruenta e a tratti scomoda, difficile da digerire.
Una storia ambientata a metà tra una Roma fredda e distaccata e un’Ucraina devastata dalla guerra e da uomini senza cuore e senza scrupoli. Una storia in cui il maschilismo, la violenza bruta, i silenzi e il sesso usato come merce di scambio si alternano alla voglia di cedere a sentimenti fragili come l’amore, con la speranza di non uscirne schiacciati e distrutti. Una storia in cui persino i rapporti d’amore sono una lotta di potere.
Lo dice bene l’autrice, in alcuni passaggi molto significativi: “Il seme della frustrazione, annaffiato dai fallimenti personali e da quell’abbandono, aveva dato vita a una pianta d’odio in perenne ricerca di vendetta per nutrirsi e germogliare”.
Un rapporto che viene descritto con parole di tal fatta: “Così per non perdere il suo amore aveva buttato giù la foresta della sua identità e tramutato il loro rapporto in deserto arido, una tundra ghiacciata, piena di paura, di legami che le strappavano la libertà”.
E ancora: “Se è vero che la condizione di ogni persona è il frutto, non del destino in cui peraltro non credeva, ma di tutte le azioni da essa compiute, che giuste o errate contribuiscono alla creazione del presente, allora lei doveva aver commesso una serie di sbagli”.
Troviamo delle anime in pena, chiuse nei loro dolori e nei ricordi del passato, che vagano in una realtà di solitudine e che sono disposte a tutto pur di raggiungere un precario equilibrio: “Ognuno aveva la propria grazia da dover attendere. E per averla si è disposti a trasformarsi da angeli a demoni in alcuni contesti”.
Un linguaggio complesso, a tratti leggermente oscuro, a tratti profondamente vero e profondo, fino all’osso.
Un romanzo che, solo una volta capito e assimilato, ti entra dentro selvaggiamente, creando scompiglio nell’anima.
Può avere un colore l’amore? Forse è fatto proprio di quell’azzurro che invade tutto: l’azzurro del cielo, l’azzurro di un vestito, l’azzurro delle ombre sui muri, l’azzurro di uno sguardo penetrante; quell’azzurro che fa bene, e allo stesso tempo male, agli occhi.
Elena Inuso
Sono Elena Inuso, giovane avvocato e scrittrice. I miei romanzi: “Lo Specchio dell’Anima” – Leonida Edizioni, 2019; “Io non credo nel destino”, Laruffa Editore, 2021.
[…] già autrice di un libro molto amato e profondo dal titolo “L’azzurro fa bene agli occhi” (qui la mia […]